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Come concimare l'orto biologico

  • Immagine del redattore: Giada Grotti
    Giada Grotti
  • 7 giu 2019
  • Tempo di lettura: 21 min

In questo articolo si parla di coltivazione biologica e quindi non verranno citati fertilizzanti chimici ma solo prodotti naturali.


Qui di seguito troverete elencati i concimi naturali principali nell'agricoltura BIO.


Letame bovino o equino



Il letame è il concime più tradizionale in agricoltura, utilizzato da millenni per rendere più fertile il suolo e ancora oggi attuale per migliorare e ammendare il terreno dell’orto biologico.

Come tutti sanno il letame è composto dagli escrementi degli animali d’allevamento, in genere bovino ed equino, che si raccolgono insieme alla lettiera (paglia o segatura) e si lasciano maturare. Trattandosi di uno scarto per chi alleva si tratta di una materia disponibile a basso costo, ma molto preziosa dal punto di vista degli elementi nutritivi.

Il miglior letame per l’orto è quello di cavallo, che si può trovare fresco semplicemente chiedendo ai maneggi della vostra zona, anche quello bovino è comunque un ottimo fertilizzante. Le dosi di letame da utilizzare dipendono da molteplici fattori: caratteristiche e sfruttamento del terreno, esigenze della coltivazione, tipo di letame a disposizione.


Il letame contiene un’ottima quantità di elementi nutritivi necessari alle piante, e soprattutto contiene tutti e tre gli elementi principali che servono agli ortaggi per crescere sani. A voler essere pignoli il contenuto di potassio non è elevatissimo, ci sono alcune coltivazioni in cui può servire integrarlo, ma comunque il letame nella maggior parte dei casi può essere tranquillamente utilizzato come unico fertilizzante, infatti apporta azoto, fosforo e potassio, oltre a vari microelementi.

Oltre a fertilizzare il letame ha una funzione anche ammendante: ossia apporta sostanza organica al suolo, favorendone le micro forme di vita e migliorandone la struttura. In parole povere con l’apporto di questo concime il terreno dell’orto diventa più soffice e tende meno a compattarsi, con un notevole risparmio di fatica nel lavorarlo, e trattiene meglio l’umidità.

Il letame è molto utile quindi per una concimazione di fondo ovvero quella che si fa ogni anno per ripristinare le sostanze e la materia organica sottratta raccogliendo ortaggi e che serve a mantenere la fertilità dell’orto.


Il letame si può usare nell'orto in diversi momenti, la cosa migliore è sempre e comunque metterlo prima di iniziare a coltivare, precedendo di almeno 10 giorni la semina o il trapianto delle piante orticole che vogliamo coltivare. Subito dopo averlo distribuito va incorporato nel terreno zappettandolo nei 15/20 cm di suolo, in modo da mantenere l’azoto. I periodi migliori per letamare l’orto sono fine febbraio e settembre.

Bisogna aver cura di distribuire il letame quando è maturo. Usare il letame fresco vuol dire rischiare di danneggiare le piante e favorire le malattie crittogame nell'orto, usarlo troppo stagionato vuol dire perdere in fertilità. Bisogna quindi scegliere il momento giusto per spandere il concime sul terreno, in modo tale che da un lato sia maturato correttamente, dall'altro sia ancora in grado di rilasciare gradualmente il nutrimento per le nostre verdure. Il letame maturo deve essere di colore scuro, non essere troppo secco ma trattenere l’umido.


La maturazione del letame

Una cosa importantissima da sapere è che il letame non può essere impiegato subito, appena prodotto dall'animale, ma richiede un periodo di maturazione, che in genere avviene lasciando in cumulo la materia a riposare. Questo processo richiede qualche mese e serve a stabilizzare le deiezioni animali, che vengono processate da svariati microrganismi presenti in natura.

Mettere direttamente sul terreno il letame fresco avrebbe l’effetto di diffondere marciumi tra le piante, inoltre le deiezioni contengono spesso sementi ancora attive, per cui si porterebbero numerose infestanti nell'orto. Proprio per questo motivo il letame bisogna farlo maturare, lasciandolo almeno quattro/sei mesi.


Stallatico essiccato (pellettato o sfarinato)


Lo stallatico in pellet è un concime organico che viene ricavato da deiezioni di animali da stalla (come indicato dal nome), per cui si parla di vacche e in generale bovini, cavalli, occasionalmente anche pecore e capre. Il letame viene umificato, processo che lo rende pronto per essere usato come concime, poi essiccato.

Essendo secco e pellettato si tratta di un prodotto molto utile per l’orto biologico, in particolare se si è in città ed è difficilmente reperibile il letame, ottimo anche da utilizzare nell’orto in vaso sul balcone.

In alternativa ai piccoli cilindri di pellet questo fertilizzante si trova anche sfarinato, si tratta dello stesso prodotto, cambia semplicemente la sua forma.


Le sue caratteristiche

Lo stallatico pellettato è uno dei più utilizzati, deriva direttamente dalle deiezioni animali e condivide quindi moltissime caratteristiche del letame.


Gli effetti dello stallatico:

  1. Concimazione. Lo stallatico fornisce le sostanze nutritive necessarie alle piante, in particolare i macroelementi (Azoto, fosforo e potassio).

  2. Effetto ammendante. Migliora la struttura del terreno (lo rende più morbido, aumenta la capacità del terreno di trattenere l’umidità). Di conseguenza rende più semplice la coltivazione dell’orto (vangature meno faticose, annaffiature meno frequenti).

Pregi di questo tipo di concime:

  1. Lo stallatico è una concimazione organica, si può usare nell’orto biologico.

  2. Se è umificato si può usare “last minute” sulla pianta senza dar corso a marciumi, non necessita di essere girato mesi prima nel terreno.

  3. Se è “a lento rilascio” fertilizza gradualmente, riducendo il rischio che un eccesso di concime danneggi la pianta “bruciandola”.

  4. Ha un ottimo rapporto tra azoto e carbonio (aiuta a tenere un equilibrio corretto nel terreno, favorendo processi decompositivi positivi per la fertilità del suolo).

  5. Essendo secco puzza poco, è comodo da stoccare e trasportare e si trova facilmente.

  6. Per questo motivo lo stallatico è un perfetto sostituto del letame, soprattutto negli orti urbani in città e negli orti sul terrazzo in vaso.

  7. E’ un concime abbastanza completo e duttile, senza grandi studi si può usare bene o male in tutte le situazioni.

  8. Si presta all’orto (praticamente per tutte le colture), come anche al giardinaggio, alle piante da frutto e ai fiori.

Svantaggi:

  1. Rispetto al letame e al compost è decisamente meno ammendante, la sostanza che si apporta è quantitativamente meno, ragion per cui se si vuole ottenere un terreno ricco, soffice e ben strutturato lo stallatico non sostituisce adeguatamente il letame.

  2. Resta meno nel terreno rispetto a letame e compost, essendo in polvere ed essiccato da un lato è subito pronto per le piante, dall'altro le piogge lo vanno a lavar via più facilmente, portandosi via spesso parte delle sostanze nutritive e dei macro elementi.

Compost


Tra i fertilizzanti utilizzabili il più economico ed ecologico è senza dubbio il compost, che permette di riutilizzare gli scarti vegetali sia dell’orto stesso che della casa, dopo averli sottoposti a un processo di decomposizione.

La sostanza organica che può apportare questa materia è preziosa per ammendare il suolo, oltre a nutrire le piante rende il terreno più soffice da lavorare e più capace di trattenere l’umidità.

Il cumolo del compostaggio

Il compostaggio avviene grazie all'azione di parecchi batteri e microorganismi che lavorano per decomporre le sostanze organiche, dopo questo lavorio queste risulteranno ricomposte in maniera omogenea. A fare il grosso del lavoro sono microorganismi aerobi che vivono in presenza di ossigeno, per questo motivo in un compostaggio corretto il cumulo non deve essere troppo alto e neppure molto pressato. Quando circola l’aria i batteri riescono ad agire al meglio in tutte le parti del cumulo e la materia si decompone al meglio, senza marciumi nefasti. Conviene tenere il compost sempre nella stessa area del  terreno, in questo modo i microorganismi potranno creare il loro ambiente e stabilirsi in quella zona. Meglio scegliere un punto marginale dell’orto, senza troppo ristagno idrico e dove non dia fastidio esteticamente.

Il materiale da compostare

Perché si verifichi la decomposizione corretta è importante anche la giusta umidità, troppa acqua provoca marciume e può portare poi malattie crittogamiche, mentre quando gli scarti sono secchi non attirano microorganismi e il processo rallenta. Un buon compost nasce da materiale misto: materiali freschi e materiali secchi, anche fibrosi. Una varietà di materia garantisce la ricchezza organica necessaria a rendere l’humus prodotto un buon fertilizzante, ricco di sostanze nutritive e microelementi.

Il materiale di scarto da compostare deve essere sminuzzato, pezzi troppo grossi ritardano il processo di compostaggio.

Sono da evitare gli scarti animali, come carne, pesce, lische, ossa, che oltre a provocare marciumi possono attrarre animali sgraditi.

L’odore del compost non è necessariamente la puzza che ci si può aspettare: un compostaggio corretto non crea marciumi e quindi non produce cattivo odore.

Un olezzo persistente e intenso è sintomo che qualcosa non funziona.


Come e quando usare il compost

Il compost si sparge sul terreno dell’orto quando è maturo, ovvero quando il processo di decomposizione è avvenuto e la materia compostata è omogenea. La degradazione degli scarti vegetali non deve avvenire nel terreno coltivato, perché le radici dei nostri ortaggi potrebbero risentirne. Se si utilizza compost giovane, non ancora pronto, si rischia di provocare marcescenze o temperature elevate, che possono essere fatali alle piante orticole. La maturazione richiede un periodo mediamente intorno ai 6/10 mesi, dipende da varie condizioni ambientali, la principale è la temperatura: il caldo facilità il processo, mentre il gelo lo interrompe.

Il compost pronto si mette nell’orto spargendolo uniformemente sul terreno, si può poi zappettare per incorporarlo al primo strato di suolo, idealmente deve restare nei 20 centimetri superiori.

Non c’è un periodo migliore in cui concimare, anche se l’ideale nella concimazione di fondo è che la materia compostata sia dispersa nel terreno almeno un mese prima della semina o del trapianto delle orticole. Per questo un tipico momento in cui si mette il compost sono i mesi autunnali o il tardo inverno, preparando il suolo per l’orto di marzo e aprile.


Hummus di lombrico


L’humus di lombrico o vermicompost è molto più di un concime per l’orto, infatti oltre a fornire gli elementi nutritivi  va a migliorare le caratteristiche del terreno. Si tratta di sostanza organica (scarti vegetali e letame) trasformata dai lombrichi ed è tanto miracolosa per la coltivazione dell’orto da essere chiamata negli stati uniti “black magic”.

Viene prodotto allevando lombrichi, che cibandosi di rifiuti organici e deiezioni animali rilasciano questo meraviglioso concime.

Di seguito trovate i principali punti di forza che rendono l’humus un prodotto davvero molto utile per chi coltiva l’orto, in particolare se si vogliono usare i metodi dell’agricoltura biologica, rifiutando fertilizzanti chimici.

I suoi vantaggi

  1. Fertilizza il terreno. L'humus è anche un ottimo concime per l’orto. Contiene gli elementi nutritivi necessari allo sviluppo degli ortaggi già pronti per essere assimilati dalle piante in quanto grazie al lavoro dei lombrichi sono state effettuate tutte le trasformazioni chimiche e microbiologiche necessarie.

  2. E’ biologico 100%. Essendo interamente composto da scarti vegetali e letame processati dai lombrichi non utilizza niente di chimico ed è un concime completamente organico e naturale, ammesso in agricoltura biologica. Si può quindi usare nell'orto senza timore.

  3. Migliora la struttura del terreno. L’effetto ammendante dell’humus di lombrico è sorprendente, rende il terreno più leggero e soffice e quindi più facile da lavorare, riducendo da un lato la fatica dell’orticoltore nelle varie lavorazioni, dall'altro facilitando la vita alle piante che potranno radicarsi più facilmente e più in profondità.

  4. Non puzza. Inoltre l’humus è un concime inodore: non puzza come nel caso di stallatico, pollina o letame, ma ha solo un buon profumo di terra bagnata, come quello che si incontra nel sottobosco. E’ particolarmente indicato quindi in un contesto di orto urbano o di coltivazione sul balcone dove sarebbe problematico stoccare e utilizzare prodotti che generano odori sgradevoli.

  5. Evita lo shock del trapianto. Usare l’humus nell’orto è particolarmente utile durante il trapianto delle piantine, depositare una piccola quantità di humus nella buca aiuta il radicarsi della pianta e crea le condizioni giuste perchè si adatti subito al terreno, inoltre aiuta ad evitare le malattie funginee.

  6. Conserva l’umidità. L’humus ha un’alta capacità di ritenzione idrica, per cui aiuta il terreno a non seccarsi e a mantenere la corretta umidità. Se il terreno viene quindi ammendato con humus di lombrico sarà meno necessario irrigare.

  7. E’ un concime che non “brucia” le piante. Se si eccede nell’uso molti concimi finiscono per bruciare la pianta, danneggiandola spesso in maniera irreparabile, l’humus di lombrico invece essendo un prodotto già “digerito” dai vermi non ha questo effetto e può essere usato senza preoccupazione.

Pollina


Si tratta degli escrementi di galline, pollame altri uccelli. Le deiezioni devono essere compostate, in modo da evitare malattie alle piante da orto.

Se il letame è ottenuto con le deiezioni di animali da stalla la pollina è l’equivalente prodotto nel pollaio, ad opera degli avicoli.

Come concime la pollina contiene meno azoto organico rispetto ad altri fertilizzanti, infatti la maggior parte di azoto è in forma di ammoniaca e acido urico, per questo motivo l’azoto si lava via più facilmente con le piogge rispetto ad esempio al letame, e questo la rende meno adatta come concime di fondo.


Come utilizzarla

Se si usa poco matura o se si concima troppo la pollina può bruciare le piante, rovinando l’apparato radicale e tende anche ad aumentare la salinità del terreno. Inoltre un eccesso di fertilizzante tende anche ad aumentare la forza vegetativa delle piante orticole a scapito dei frutti. Nell’orto questo concime biologico si usa specialmente per ortaggi a lungo ciclo e per quelle verdure che sono particolarmente esigenti (ad esempio le solanacee (patate, peperoni, pomodori e melanzane) e le cucurbitacee (zucca, zucchino, cetrioli, meloni e angurie).


Quali dosi impiegare

Si tratta di un concime che contiene una quantità elevata di elementi nutritivi, superiore al letame di altri animali.

Per questo motivo bisogna stare attenti a utilizzarla con moderazione, mediamente si consiglia 1 o 2 etti di pollina compostata per ogni metro quadro di orto da fertilizzare, ma la dose dipende da quanti residui vegetali sono stati usati nel compostarla, conviene seguire le quantità consigliate dal produttore.


Guano


Il guano è un concime naturale 100% organico che si ricava dalle deiezioni degli animali. Questo fertilizzante si ricava dagli escrementi di uccelli marini, che col tempo si sono accumulati ed essiccati in giacimenti, Cile e Perù sono i paesi da cui proviene solitamente il guano.

A rendere interessante questa sostanza è la ricchezza di macro-elementi, che vengono resi subito disponibili. Per lo stesso motivo è un concime non semplice da dosare e un uso sconsiderato può danneggiare l’orto.

Sono diversi gli uccelli da cui si ricava guano: dai pinguini ai cormorani e persino i pipistrelli che pur essendo mammiferi fanno deiezioni simili a quelle degli altri volatili.


Come utilizzarlo

Si tratta di un concime molto ricco di macroelementi nutritivi (fosforo, azoto e potassio), per questo motivo bisogna stare molto attenti a somministrarlo senza esagerare.

Per fertilizzare il terreno il sistema migliore è distribuire il guano durante la fase vegetativa delle piante, infatti è un concime organico di pronto utilizzo che apporta da subito le sostanze alla terra che quindi diventano subito disponibili per le piante orticole.

L’uso del guano nell’orto è migliore distribuendolo al bisogno che non preparando il terreno tempo prima perché i nitrati contenuti abbondantemente in questa sostanza organica si lavano facilmente con le piogge.

Il concime di guano si trova in commercio in granuli o pellet secchi, già pronti per la distribuzione sul terreno dell’orto, può essere acquistato nei centri agrari o nei vivai, sulle confezioni viene solitamente riportata la composizione e anche le indicazioni per un corretto utilizzo.


Cornunghia


La cornunghia è un concime organico che viene ottenuto dalla macinazione di corna e zoccoli di animali, generalmente bovini. Zoccoli e corna provenienti dai macelli vengono generalmente triturate e poi essiccate, si ottiene così un fertilizzante naturale a lenta cessione, ricco di azoto e di fosforo soprattutto.

Questo concime è uno dei concimi organici con più azoto.

Si tratta di un concime antico, diffuso da secoli nel mondo contadino.


La cornunghia è un concime organico contenente pochissimo potassio, occorre quindi integrare un altro concime a contenuto di potassio.

La caratteristica interessante di questo fertilizzante è il lento rilascio, dovuto alla lenta decomposizione delle sue componenti (le cheratine) che permette di evitare che le piogge lavino via tutto il nutrimento.

Nell’orto la cornunghia si usa poco, per via della rotazione colturale è difficile calibrare il lento rilascio di elementi su piante a ciclo breve come gli ortaggi, viene più spesso impiegata per piante ornamentali e per il frutteto. Essendo organico questo concime migliora anche la struttura del terreno, facendo da ammendante.


Come usarla

La cornunghia si trova generalmente in granuli o a scaglie, si distribuisce interrandola nel terreno, la dose corretta dipende dalle caratteristiche del suolo, per dare una misura indicativa possiamo dire circa 8 chili ogni 100 metri quadri di terreno da fertilizzare.

Essendo un concime secco ha il vantaggio di non fermentare, per cui non dobbiamo preoccuparci della sua maturazione


Farina di sangue


Il sangue, soprattutto bovino,  proviene dalla macellazione degli animali da allevamento  ed è una materia ricchissima di azoto: si parla del 15% di quantità, per questo è un fertilizzante ottimo. Oltre all'azoto si apporta ferro, utile alle piante, e carbonio, sempre buono come apporto di sostanza organica, utile ammendante per la terra dell’orto.

Il difetto di questo prodotto, completamente organico, è l’odore pungente e persistente che non lo rende ideale per l’orto urbano o domestico. Inoltre molte persone per sensibilità etica non usano questo concime per via della sua provenienza animale.


Come usarla

Il bello della farina di sangue è che è un concime a lento rilascio, copre tutto il ciclo vegetativo della pianta e non occorre quindi concimare a più riprese, non viene poi dilavato dalle piogge come succede spesso ai concimi ricavati da escrementi pellettati. In commercio si trova questo concime in polvere, il sangue del macello viene essiccato e sterilizzato,

La farina di sangue va usata nell’orto quando si prepara il terreno, mischiandola al momento della vangatura. Per via del lento rilascio delle sostanze una volta sparso il fertilizzante in fase di lavorazione del terreno non servono poi altre lavorazioni.


Farina di ossa


La farina di ossa è un concime completamente organico, ottenuto triturando le ossa degli animali, in genere provenienti dai macelli, che ha effetti simili alla cornunghia.

Per molti coltivatori ci sono problemi etici nell'impiegare un prodotto derivato da animali morti, esattamente come per la farina di sangue.

Siccome questo concime è ricchissimo di calcio si presta a diminuire l’acidità del terreno spostando il ph. Oltre al calcio la farina di ossa a proprietà fertilizzanti utilissime alle piante: soprattutto contiene una buona quantità di fosforo, mentre è poco l’azoto.


Si tratta di un fertilizzante da interrare vangando. Questo concime si usa in particolare con le piante ghiotte di calcio, che amano terreni alcalini, ossia con ph del terreno elevato. Si tratta di un concime che resta nel terreno, quindi bisogna far attenzione perché per due o tre anni dall’uso si sconsiglia di mettere sul terreno piante acidofile. Si tratta di un concime particolarmente usato nei frutteti e nei giardini per le piante ornamentali. Nell’orto l’uso delle ossa macinate è decisamente più sporadico e si limita a piccole dosi, oppure per correggere terreni molto acidi. Le proprietà esatte del concime dipendono dai vari processi effettuati per cui si rimanda alla lettura dell’etichetta e alle indicazioni del produttore per stabilire quanta farina di ossa distribuire sulle coltivazioni.


La farina di ossa è un prodotto che si può usare in agricoltura biologica, in quanto completamente organico, a meno che nella sua produzione non siano stati utilizzati prodotti chimici nei processi di sgrassamento e degelatinizzazione delle ossa animali, conviene comunque controllare sulla confezione del fertilizzante.


Lupini macinati


Ecco un concime organico completamente vegetale: i lupini tritati. Il lupino è una pianta della famiglia delle leguminose, tritandolo si ottiene un concime, per via della quantità di azoto contenuta nel lupino.

Il lupino è una pianta che cresce nel bacino del mediterraneo e come altri legumi è in grado di fissare l’azoto presente nell'aria allo stato gassoso nel terreno, per questo si usa come coltivazione da sovescio oltre che come concime tritandone i semi.

Perché questo fertilizzante sia adatto a un orto bio bisogna però stare attenti nell’acquistare lupini biologici macinati, se il legume non è stato coltivato con metodo biologico infatti potrebbero esser stati usati prodotti chimici quali erbicidi e pesticidi, spargendo il concime li riporteremo anche sulle nostre coltivazioni.


Quando usarlo

I lupini macinati sono un concime particolarmente indicato per le piante acidofile, quelle cioè che chiedono un ph del terreno basso, per questa ragione i legumi tritati sono una concimazione ottimale per gli agrumi, oltre che per alcune piante ornamentali (ortensie, gerani, camelie, azalee,…) e alcuni piccoli frutti come ad esempio i mirtilli.

A differenza di stallatico e pollina si tratta di un concime inodore e per questo motivo negli orti sul balcone e nelle piccole coltivazioni urbane viene preferito alle deiezioni animali come fertilizzante.

Il lupino è un concime a lenta cessione, non teme quindi di esser lavato via dalle piogge autunnali e primaverili, per questa ragione è ottimo da interrare a inizio coltivazione, quando si prepara il terreno che sarà poi coltivato in primavera. L’apporto dei lupini tritati ha anche una funzione ammendante, oltre all’apporto di azoto infatti migliora le caratteristiche fisiche del terreno, come accade quando si aggiunge qualcosa di organico nel suolo.


Come utilizzarlo e dosaggio

L’interramento del fertilizzante organico deve essere superficiale, senza andar troppo in profondità dove non ci sono i corretti microorganismi che consentono di lavorare il legume in tempi relativamente brevi e renderlo subito disponibile alle piante. Dopo aver sparso il prodotto conviene bagnare il terreno per rendere più rapido il processo.

Il dosaggio dipende ovviamente dal prodotto acquistato, generalmente si calcola un chilo di lupini tritati per 10 metri quadri di orto, mentre in un vaso abbastanza grande si mettono intorno ai 50 grammi all’anno. Sull’etichetta del prodotto troverete comunque le dosi più precisamente indicate per il concime organico che andate ad acquistare. Il concime a base di lupino macinato si trova facilmente nei garden center o nei centri agrari.


Fondi di caffè


I fondi di caffè hanno ottime proprietà e contengono sostanze utili, ma devono essere compostati prima di usarli come concime.

Il caffè già usato, che provenga dalla moka o da una macchinetta, è un residuo che finirebbe tra i rifiuti ed è quindi disponibile gratuitamente, per cui utilizzarlo è un’ottima cosa: si tratta di un riciclo che unisce risparmio economico ed ecologia. Bisogna farlo però nel modo giusto, evitando soluzioni facili ma poco approfondite.


I fondi di caffè sono indubbiamente ricchi di sostanze utili all’orto, hanno un contenuto di azoto molto alto e una buona concentrazione di fosforo e potassio. Ci si trova anche magnesio e vari sali minerali.

Insomma siamo davanti a un rifiuto organico davvero ricco: sarebbe un peccato buttarlo via ed è corretto valorizzarlo, a patto di farlo nel modo giusto, cioè inserendolo con altre sostanze organiche nel cumulo del compostaggio oppure nella compostiera.


Il fondo di caffè così come estratto dalla moka è una materia che può facilmente portare muffe, diventando causa di malattie funginee. Non dobbiamo dimenticarci che il caffè usato viene impiegato anche come substrato per la coltivazione dei funghi.

In secondo luogo stiamo parlando di una sostanza acidificante, che influisce sul ph del terreno. Se per le piante acidofile questa caratteristica potrebbe essere ottimale per la gran parte delle colture orticole meglio fare attenzione a non esagerare.


Il fondo di caffè è molto positivo se viene aggiunto al mucchio del compost: grazie a una corretta decomposizione, tutte le sostanze utili di cui abbiamo parlato vengono rese disponibili alle piante, in un modo sano e facilmente assimilabile.

Ovviamente nel compostaggio il caffè non deve stare da solo: viene mischiato ad altre sostanze vegetali derivate da scarti di cucina e giardino. In questo modo in genere l’acido dei fondi di caffè si controbilancia con la presenza di altre sostanze di natura basica, ad esempio la cenere, e cessa di essere un problema.


I fondi di caffè vanno bene anche per allontanare le lumache dall'orto, per questo molti li spargono sul terreno formando strisce attorno alle aiuole coltivate. La barriera che crea il caffè è la stessa che può provocare qualsiasi sostanza polverosa: infatti la polvere aderisce ai tessuti molli dei gasteropodi mettendoli in difficoltà. Allo stesso modo si utilizza spesso anche la cenere.

Tuttavia questa forma di difesa è molto estemporanea: basta una pioggia o dell’eccessiva umidità a vanificarne l’effetto e a lasciare che le lumache entrino indisturbate nell'orto.


Sansa


Una delle materie prime più indicate per l'auto produzione di concime organico è lo scarto della molitura delle olive, la sansa. Infatti diverse aziende hanno già introdotto il riciclo della sansa di olive in concime.

La sansa di olive viene conservata per la fermentazione  per 1-3 mesi e quindi cosparsa sui terreni  con un normale  spandiletame senza dover ricorrere ad inceneritori (sansifici). Il tutto a vantaggio dell'ambiente. E non solo.

I vantaggi agronomici sono notevoli: la concimazione organica ha effetti duraturi sulla fertilità dei terreni, rinforzando le piante ne previene malattie, ma notevoli sono anche quelli economici per le aziende agricole, che concimando con la Sansa possono risparmiare su fertilizzanti e fitofarmaci chimici.


Cenere di legna


La cenere è una sostanza ricca di potassio e fosforo, si usa quindi in particolare per le colture che necessitano questi elementi in quantità, ad esempio è un ottimo fertilizzante per la coltivazione di patate. Inoltre in questa sostanza vi è anche una forte dose di calcio e da qui ha l’effetto di ridurre l’acidità del terreno

Proprio per questo bisogna tener sempre presente che la cenere deve essere usata con precauzione: troppa può rivelarsi nociva per le colture. Importante anche tener conto che la cenere non è un concime completo: se si fertilizzasse soltanto con questa sostanza verrebbe presto a mancare l’azoto.


Pregi:

  1. Apporta potassio, calcio e fosforo al terreno.

  2. Non costa nulla.

  3. Serve anche a scacciare le lumache.

Difetti:

  1. Non contiene azoto, che va quindi integrato in altro modo.

  2. Bisogna fare molta attenzione a cosa è stato bruciato, altrimenti si rischia di portare sostanze chimiche anche molto nocive, come solventi, colle e vernici, nel terreno dell’orto.

  3. Può alzare il ph del terreno rendendolo troppo basico per alcune colture.

Ovviamente non si può usare la cenere se è derivata da sostanze chimiche, ad esempio la bruciatura di plastica, ma soltanto quella di legna. Benvenuta nell'orto quindi la cenere della stufa e quella del camino e del barbecue, ma anche eventuali falò in cui si eliminano ramaglie e scarti di potatura. Qualora la legna bruciata fosse stata trattata con colle o vernici invece la cenere evidentemente non sarà utilizzabile. Anche le ceneri di pellets possono essere utilizzate tranquillamente se si ha la certezza che i pellets siano composti al 100% di legname. La cenere prodotta dalla bruciatura di carbonella è utilizzabile (si tratta di carbone derivato sempre dalla legna), mentre il carbon fossile deve essere evitato.


Si può usare la cenere anche per migliorare il compost, spargendo periodicamente una spolverata sul mucchio. La cenere ha un effetto positivo nel bilanciare i processi decomposizione ed è quindi la benvenuta. Le sostanze che contiene vanno a unirsi a quelle degli altri scarti vegetali formando un concime completo.


La cenere essendo una sostanza polverosa è ottima anche da usare contro alcuni parassiti, in particolare tiene lontane dall'orto lumache, chiocciole e limacce perché aderisce alle parti molli del loro corpo e le fa seccare.

L’uso della cenere contro le lumache è efficace ma rappresenta una barriera di breve durata: viene degradata in pochi giorni dall'umidità e basta una pioggia per eliminarla in pochi minuti.


Micorrize


Per micorriza si intende un particolare tipo di associazione simbiotica tra un fungo ed una pianta superiore, localizzata nell'ambito dell'apparato radicale del simbionte vegetale, e che si estende, per mezzo delle ife o di strutture più complesse come le rizomorfe, nella rizosfera e nel terreno circostante.

Queste simbiosi sono, nella maggior parte dei casi, di tipo mutualistico, per cui i due organismi portano avanti il loro ciclo vitale vivendo a stretto contatto e traendo benefici reciproci, sia di natura nutrizionale che di altro tipo.

Alcuni esempi più conosciuti di simbiosi micorriziche si hanno fra i tartufi e le querce.


Le associazioni micorriziche rappresentano un enigma per la maggior parte degli ecologi, e anche gli esperti del settore hanno difficoltà ad ammettere di non averne ancora afferrato l'immensa varietà di tipi e di ruoli sia negli ecosistemi naturali che in quelli modificati dall'uomo. I primi studi furono condotti in Italia da Giuseppe Gibelli, botanico, che descrisse per la prima volta la convivenza, come rapporto simbiotico, tra ife dei funghi e radici nel 1882, analizzando le radici del castagno.


Nel corso di studi successivi furono individuati due tipi di micorrize:

  1. le ectomicorrize: sono funghi che colonizzano soltanto alcune specie di piante,specialmente alberi, formando uno strato fungineo esterno alla pianta

  2. le endomicorrize: di più ampia diffusione, non dotate di un mantello fungino esterno e manifestanti un certo grado di colonizzazione intracellulare da parte delle ife.

Le micorrize non riescono a colonizzare le piante della famiglia delle brassicacee (ovvero cavoli, broccoli, cavolfiori, rapanelli, rucola etc) e le chenopodiacee (spinaci, coste, barbabietole etc). Per questi tipi di ortaggi dunque la tecnica non è utilizzabile, mentre si può sperimentare con successo su tutte le altre famiglie di piante orticole.


Vantaggi delle micorrize


  1. Incremento dell’apparato radicale, che può arrivare a essere sette volte più esteso rispetto a quello di una pianta normale.

  2. Creazione di condizioni favorevoli alla vita di microrganismi utili: alcuni di questi microrganismi presiedono alla trasformazione di diversi elementi nutritivi necessari alla pianta (un esempio sono gli organismi azoto fissatori), altri microrganismi combattono la diffusione di agenti patogeni, altri ancora ostacolano i nematodi.

Questo implica straordinari benefici per la pianta:


  1. Migliore capacità di assorbire sostanze nutritive (come azoto, fosforo, potassio, ferro, zinco, manganese, rame), grazie ai microrganismi della rizosfera. Di conseguenza nella coltivazione serviranno meno fertilizzanti, ottimizzando le sostanze presenti nel terreno dell’orto, inoltre possono migliorare le qualità organolettiche di verdure e erbe aromatiche.

  2. Migliore resistenza alla siccità, grazie a una maggior capacità di assorbire e immagazzinare acqua, tramite l’apparato radicale più sviluppato. Nell’orto significa piante da annaffiare meno spesso e una reazione migliore al caldo dei mesi estivi.

  3. Miglior resistenza a malattie funginee, osteggiate dalle micorrize con effetto di barriera meccanica.

  4. Effetto repellente sui nematodi, grazie ai microrganismi che si sviluppano tra le radici delle piante orticole micorrizzate.

  5. Minor sofferenza delle piantine da orto quando vengono trapiantate, grazie a un apparato radicale più reattivo.

In conclusione le micorrizze permettono di avere nell’orto piante più vigorose e resistenti alla maggior parte delle avversità (dalla siccità alle malattie crittogamiche), diminuendo il fabbisogno di concimi con una tecnica completamente naturale.


EM (microrganismi efficaci)


I microrganismi effettivi o efficaci, sono i prodotti e le tecnologie agricole ed ambientali che creano una prevalenza di una specifica combinazione di microorganismi fra i quali:

  1. Batteri della fotosintesi

  2. Lieviti

  3. Batteri dell'acido lattico

  4. Altri numerosi lieviti e batteri

Tutti questi possono riprodursi e coesistere in soluzioni acquose.


Gli EM presiedono ai più importanti processi che garantiscono la vita vegetale: sono in grado di fissare l’azoto atmosferico, decompongono rifiuti organici e residui vegetali, detossificano i pesticidi, sopprimono le malattie delle piante e del terreno, alimentano il ciclo degli elementi e producono composti bioattivi come le vitamine, ormoni ed enzimi che stimolano la crescita delle piante.


Il concetto di microorganismo effettivo è stato sviluppato dal microbiologo giapponese Teruo Higa, Professore dell'Università di Ryukyus in Okinawa (Giappone), che analizzando li comportamento di varie combinazioni di microorganismi ha elaborato il "principio di prevalenza", non pienamente comprovato scientificamente.

I microrganismi da lui osservati, se posti in maggioranza, influenzano a catena il comportamento di altri microrganismi e stimolerebbero diverse attività biologiche antiossidanti, da lui denominate"rigenerative", che contrastano le attività biologiche ossidative, da lui chiamate "degenerative". Teruo Higa, affermò che una combinazione di circa 80 microorganismi è capace di decomporre la materia organica in modo da "promuovere la vita".

Ci sarebbero tre gruppi di microorganismi:

  1. microorganismi positivi (che hanno effetto sulla rigenerazione della vita),

  2. microorganismi negativi (che decompongono)

  3. microorganismo opportunisti.

In ogni bioma il rapporto tra "positivi" e "negativi" è critico dato che i microorganismi opportunisti possono prendere o perdere il sopravvento in determinate condizioni.


Viene commercializzata principalmente la soluzione madre contenente la combinazione di microrganismi EM. L'utilizzo prevede la "moltiplicazione", da parte dell'utente finale (o di aziende in loco), dei microrganismi EM, con un processo chiamato "attivazione", che ne premette l'utilizzo in grande scala. Altri sistemi di "moltiplicazione" della combinazione di microrganismi EM sono il compostaggio (per terreni) e la preparazione di fanghi attivi EM (per grandi volumi di acqua).


Applicazioni

  1. Risanamento: L'attività dell'EM su terreni inquinati, o terreni non bilanciati, ne aiuta un risanamento veloce. È usato per trasformare terreni degradati (sabbiosi, argillosi o salmastri), in terreni fertili.

  2. Applicazioni depurazione Acqua: l'EM liquido in stagni naturali, o impianti di depurazione, o acque bianche, si stimolano dei processi antiossidanti e vengono inibiti processi ossidativi di putrefazione ed eutrofizzazione. In alcuni casi è stato possibile trasformare acque reflue in acque bianche.

  3. Liquame ed allevamenti: Al pari di trattamenti con enzimi e disinfettanti, l'EM è adatto al trattamento dei liquami per un miglior smaltimento e alla manutenzione delle stalle.

  4. Applicazione EM per lo smaltimento e riciclo di rifiuti: L'EM come acceleratore compostaggio domestico.Campi di compostaggio inodore della frazione umida dei rifiuti.Abbattimento delle emissioni di gas inquinanti da discariche.

Colture da sovescio


Il sovescio è una pratica agronomica consistente nell'interramento di apposite colture allo scopo di mantenere o aumentare la fertilità del terreno.

Nei campi il sovescio si pratica con l'aratura per mezzo dell'aratro, mentre negli orti a conduzione familiare si può effettuare tramite la vangatura.

Il sovescio è una pratica di concimazione vegetale che consiste nell'interrare, con aratura o vangatura, una o più specie erbacee spontanee o coltivate a tal fine. Il sovescio è diffuso soprattutto nelle zone povere di letame e si pratica nei terreni argillosi o sciolti, per correggerli e ottenere quindi effetti opposti.


I risultati che si possono ottenere includono il miglioramento e la protezione del suolo attraverso:

  1. aumento della materia organica nel terreno;

  2. rallentamento dei fenomeni erosivi;

  3. mantenimento del contenuto di azoto nitrico.

Particolarmente importante è il sovescio di leguminose, in quanto queste sono tra le poche specie vegetali in grado di fissare direttamente l'azoto atmosferico.

Con tale sovescio si trasferisce azoto dall'atmosfera al terreno. Nei noduli radicali delle leguminose, tra le quali il trifoglio e la veccia, alloggiano infatti dei batteri simbiotici capaci di fissare l'azoto atmosferico in una forma che le piante possono utilizzare. Con la pratica del sovescio, la percentuale di azoto che rimane disponibile per la successiva semina è solitamente compresa tra il 40-60% dell'azoto totale prodotto.

Il sovescio, quindi, rappresenta un mezzo per concimare i terreni, anche nei paesi caldo-aridi, indipendentemente dalla disponibilità di letame. È una pratica molto utilizzata anche dagli agricoltori con terreno asciutto e ormai secco.

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